FRANCESCO GUCCINI A RADIO RADICALE: “C’E’ SEMPRE BISOGNO DI POESIA”

“La poesia non ha tempo, è sempre necessaria. In questi giorni in cui stiamo chiusi in casa possiamo leggere anche un volume di poesia. Bisognerebbe leggerne ancora, perché non è facile fare poesia. Molti oggi scrivono poesia, o meglio si illudono di scriverne. Poi da quando è nato il verso libero… molti sono convinti di scrivere poesie, invece non è facile”.

A dirlo, Francesco Guccini su Radio Radicale, nel corso della trasmissione condotta da Massimiliano Coccia dal titolo “Le parole e le cose” in cui il cantautore ha presentato “Consegnati al silenzio – Ballata del bizzaro unico male” di Paolo Fabrizio Iacuzzi.

“Paolo Iacuzzi, persona intelligente, sensibile e anche ottimo poeta, merita di essere letto e meditato, soprattutto. Quindi – ha sottolineato Guccini – c’è sempre bisogno di poesia, soprattutto in momenti come questo, di crisi e di paura, un momento nato da questo virus misterioso che ci sta affliggendo.

 

Guccini, dopo la pandemia si parla già di una “umanità nuova”, diversa, forse perché impaurita. Ci sono già stati momenti duri nel nostro Paese, ma poi il verso dell’umanità si è chiuso in se stesso quasi subito. Come andrà stavolta?

“C’è sempre un momento di rinascita dopo un periodo di tragedia. Però, questo periodo dura relativamente poco. Cresce soltanto il benessere materiale, non cresce l’etica all’interno di ogni individuo. E così si ritorna al cinismo, all’egoismo. E questo l’abbiamo visto accadere anche recentemente.

Ad esempio, dopo la guerra. E’ stato un periodo che io ho vissuto perché purtroppo, come diceva mio un caro amico scomparso poco tempo fa, sono nato presto. Ma lo ricordo molto bene.

Nel dopoguerra c’è stato un momento di grande entusiasmo, di fratellanza, di voglia di aiutarsi. Ma poi è cambiato tutto, si è tornati al proprio piccolo orticello, al proprio piccolo recinto e non ci si è allargati mai agli altri.

Paolo nelle sue poesie lancia una speranza, ma purtroppo io sono pessimista. Non credo che ci sarà un cambiamento anche da un punto di vista etico. Non dico religioso, anche perché io non lo sono, ma etico-morale”.

 

Francesco Guccini ha deciso di vivere sui monti dell’Appennino. Ha sempre vissuto bene una sorta di isolamento rispetto al mondo. Ora che siamo in una fase di “segregazione obbligata”, che differenze nota  rispetto alla scelta volontaria e all’obbligatorietà?

“A me non dispiace del tutto questa segregazione, perche da vent’anni sono tornato a vivere nel luogo da cui sono partito, anche se non più nel mulino dei miei nonni, che dista almeno 200 metri in linea d’aria da casa mia. Da questo mulino ho avuto una specie di imprinting che mi ha segnato per tutta la vita.

Ha ragione Paolo Iacuzzi a dire che nel mio ultimo libro, come in altri, parlo di uno che a una certa età si rivolge all’adolescente, al bambino che è dentro di sé. E quindi il ricordo di questa gente, di questo mondo che mi ha segnato in maniera indelebile, rimane per tutto il resto della mia vita.

 

L’intervista integrale è disponibile su Radio Radicale a questo link.