Biografia

Foto di Fabrizio Fenucci

Per assistere a un concerto di Francesco Guccini accorrono a migliaia da più di quarant’anni. Uno spettacolo dove non esiste alcun effetto scenico, dove l’unica cosa che conta è il rapporto che si stabilisce fra pubblico e interprete. La musica di Guccini trova interlocutori in tutte le generazioni: dai suoi coetanei, ai figli, fino ai nipoti, ciascuno ricerca qualcosa di diverso, trovando nelle parole e nella musica dell’artista uno spazio proprio e privato. E’ stato considerato a lungo il cantautore «politicizzato» per eccellenza, un giudizio a cui hanno di certo contribuito le risonanze che si sono sempre colte fra le parole delle sue canzoni e le vicende e le occasioni storiche e politiche di decenni cruciali della vita civile. L’impegno politico di Guccini consiste in realtà nel suo modo di raccontare storie particolari elevandole a significati generali, per non dire universali. Politico è Guccini anche nel suo perenne invito al dubbio, alla possibilità di osservare la realtà e il mondo da un altro punto di vista, come rivela anche il ricorso frequente all’ironia e all’autoironia, che sono fra le caratteristiche più costitutive e interessanti della sua fisionomia d’artista. Il ma, il forse, l’oppure che attraversano molti dei suoi testi servono così a mitigare, a togliere ogni enfasi alle sue affermazioni, proponendole, al contrario, come pensieri sempre suscettibili di nuove e diverse interpretazioni.

 

L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA

 

Francesco Guccini nasce a Modena il 14 giugno 1940, ma a causa della guerra trascorre l’infanzia e parte dell’adolescenza nel paese dei nonni paterni, Pàvana, località dell’Appennino pistoiese al confine con il territorio bolognese.

Guccini frequenta l’Istituto magistrale a Modena negli anni ’50 ed è nel 1957 che inizia a suonare la chitarra, sull’onda dell’avvento in Italia del rock’n’roll, e a scrivere le prime canzoni.

Si iscrive all’Università, una prima volta, nel ’58-59: Facoltà di Magistero, indirizzo Lingue e Letterature straniere.

Nell’ottobre 1958 diventa istitutore presso un collegio di Pesaro: viene licenziato, nel dicembre dello stesso anno, per incompatibilità con il ruolo richiestogli dalla direzione.

Dal 59 al ‘60 lavora come giornalista alla Gazzetta di Modena; lascia la professione, amata ma poco remunerativa, per approdare alle orchestre da balera.

Nel 1961 si trasferisce con la famiglia a Bologna e si unisce ad un gruppo di musica da ballo (I Marinos diventati poi I Gatti); continua a suonare fino al 1962, quando è costretto a partire per il servizio militare. Al ritorno, nell’ottobre del 1963, decide di tornare a studiare all’Università, Facoltà di Magistero con indirizzo in Materie Letterarie, rinunciando così ad entrare a far parte dell’Equipe 84.

Nel 1965 inizia l’esperienza di docente di lingua italiana presso la sede bolognese dell’università americana Dickinson College, attività che proseguirà fino al 1985; collabora con l’agenzia pubblicitaria dell’amico Guido De Maria scrivendo, tra le altre, le sceneggiature di Salomone pirata pacioccone, per Amarena Fabbri; assieme al disegnatore di fumetti Franco Bonvicini, nel 1969, concepisce e realizza i primi quattro episodi delle Storie dello spazio profondo.

 

 

GLI ESORDI

 

La carriera come cantautore avrà però il sopravvento, portando Francesco Guccini alla realizzazione di 16 Album in più di quarant’anni di attività.

Nel 1966 egli inizia ad imporsi come autore per l’Equipe 84 (L’AntisocialeAuschwitz, E’ dall’amore che nasce l’uomo), per I Nomadi (Noi non ci saremoDio è mortoPer fare un uomo e molti altri) e per Caterina Caselli.

Il debutto in proprio, Folk Beat n°1, avviene nel 1967 a nome Francesco, senza il cognome Guccini, ma con canzoni che si presentano da sole, a partire da Noi non ci saremo e Auschwitz (La canzone del bambino nel vento), e con le quali egli entra nella storia della musica italiana dalla porta principale; altri pezzi degni di nota sono Statale 17, Il Sociale e l’Antisociale Canzone per un’amica (In morte di S.F.).

Nel 1970 è la volta di Due anni dopo, album dai toni inquieti ed esistenziali. Il centro narrativo del disco è il tempo che passa e la vita quotidiana è così analizzata nella dimensione dell’ipocrisia borghese.

Sempre nel 1970 viene pubblicato L’isola non trovata. In questo album collaborano per la prima volta con lui il pianista Vince Tempera, il batterista Ellade Bandini e il bassista Ares Tavolazzi.

Il vero salto artistico e qualitativo arriva nel 1972 con Radici. Il filo conduttore dell’album è l’eterna ricerca delle proprie radici, testimoni della continuità della vita. Tra i brani più noti si segnalano Radici, Piccola città, Incontro, Canzone dei dodici mesi, Canzone della bambina portoghese, Il vecchio e il bambino e la mitica Locomotiva, il brano che per molti anni ha chiuso ogni suo concertoNel 1973 è la volta di Opera buffa, live registrato all’Osteria delle Dame e denso di scherzi musicali.

Francesco Guccini mostra qui per la prima volta il lato fortemente ironico della sua personalità, esibito soltanto al pubblico dei concerti dal vivo.

Stanze di vita quotidiana (1974) torna a puntare l’attenzione sulla riflessione e sull’intimismo.

 

 

IL SUCCESSO

 

Foto La Presse

Il successo commerciale arriva nel 1976. È l’anno di Via Paolo Fabbri 43, disco che entusiasma e commuove: L’avvelenata sputa rabbia e orgoglio e risponde alle contestazioni subite in quegli stessi anni da altri cantautori e alla critica, mossa dal giornalista Riccardo Bertoncelli, al disco Stanze di vita quotidianaPiccola storia ignobile racconta il dramma dell’aborto; Via Paolo Fabbri 43 è un blues che rievoca le notti bolognesi e le atmosfere dell’epoca.

L’album successivo, pubblicato nel 1978, è Amerigo, la cui canzone più famosa è Eskimo, epilogo di un amore in crisi raccontato sullo sfondo culturale e politico degli anni ’70. Guccini stesso intravede però il momento più riuscito di questo album nel brano Amerigo, una ballata in cui sono messe a confronto l’America sognata da bambino, mitizzata dal Francesco adolescente, e quella del disincanto, vissuta dallo zio emigrante. E’ a partire da questo disco che Guccini inaugura il rapporto professionale, e poi l’amicizia, con il chitarrista Juan Carlos “Flaco” Biondini.

Nel 1979 esce Album Concerto, un live realizzato con i Nomadi e registrato al Kiwi di Piumazzo e al Club ‘77 di Pàvana. Album Concerto è il primo disco a cui partecipa Renzo Fantini, colui che è destinato a diventare il produttore storico di Guccini, nelle vesti di coordinatore artistico.

 

 

METROPOLI, VIAGGI, RITRATTI E LIBRI

 

Francesco Guccini con Lucio Dalla

Guccini apre gli anni ottanta con Metropolis (1981), album dedicato a città ricche di storia e dalla forte valenza simbolica come Bisanzio, Venezia, Bologna, e Milano.

Il disco successivo, Guccini (1983), riprende le stesse tematiche del precedente, soprattutto il tema del viaggio e del disagio metropolitano. Uno tra i brani più conosciuti è Autogrill, canzone sospesa tra irreale e verosimile, tra mistero e sogno, nel racconto di un amore solo sfiorato.

Nel 1984 segue il live Fra la via Emilia e il West, fedele registrazione del trionfale concerto in Piazza Maggiore a Bologna. In questo disco si presenta per la prima volta il sassofonista Antonio Marangolo.

Il 1987 è l’anno di Signora Bovary, un album di stampo intimista in cui le varie canzoni ritraggono o alludono a persone intensamente legate alla vita dell’Autore: Van Loon si rivolge a Ferruccio Guccini, il padre; Culodritto è la figlia Teresa, nata nel 1978. Il brano Scirocco, tratto da questo album, vince la Targa Tenco.

Gli anni ottanta terminano con un altro disco dal vivo, Quasi come Dumas (1988), una raccolta di alcuni dei pezzi più popolari di Francesco Guccini, registrati durante il tour del 1988 e impreziositi dall’inedito Ti ricordi quei giorni. E’ da questo album che inizia la collaborazione del polistrumentista Roberto Manuzzi.

Nel 1989 esordisce come scrittore pubblicando Cròniche epafàniche, il suo primo romanzo.

 

NEGAZIONI, AMORI E DUBBI: GLI ANNI ’90

 

Quello che non… (1990), il dodicesimo album di Francesco Guccini, tra i più amati dall’Autore (Canzone per Anna, Le ragazze della notte, Cencio) battezza il nuovo decennio.

La negazione fotografa l’andamento di una questione sentimentale ma anche la dissoluzione di certi ideali sociali e politici. Il brano Canzone delle domande consuete vince la Targa Tenco come miglior canzone dell’anno.

Nel 1993 Parnassius Guccinii (l’omonima farfalla che compare in copertina è un omaggio dell’entomologo che ha identificato e classificato il lepidottero appenninico) è un grande successo (si guadagna, infatti, la Targa Tenco come miglior album): vi spiccano canzoni come Samantha, fotografia di un amore adolescenziale, Canzone per Silvia, dedicata a Silvia BaraldiniNostra Signora dell’Ipocrisia, atto d’accusa contro il medium televisivo manipolatore di coscienze e soprattutto Farewell, bellissima ballata dell’amor perduto.

Nel 1993 pubblica Vacca d’un cane, il suo secondo romanzo.

D’amore di morte e di altre sciocchezze esce nel 1996. La morte è in Lettera (struggente dedica agli amici Franco “Bonvi” Bonvicini e Victor Sogliani), ne Il matto e ne Il caduto. Le sciocchezze vivono ne I fichi, rivisitazione della famosa canzone scritta da Fausto Amodei, I crauti. L’amore inonda il resto dell’album e trova il suo apogeo in Vorrei e in Cirano.

Il 1997 è l’anno in cui inizia la collaborazione letteraria con Loriano Macchiavelli. Scriveranno, a quattro mani, ben otto romanzi.

Con il disco Guccini Live Collection (1998), 27 successi dal vivo, si chiudono gli anni Novanta.

Le canzoni presenti in questa raccolta sono state registrate in momenti assai diversi tra loro nell’arco di oltre dieci anni di ininterrotte tournée.

 

 

IL NUOVO MILLENNIO

 

Nel 2000 esce Stagioni, quelle stagioni di tempo che Guccini da sempre osserva e registra nel suo personale calendario emotivo e sentimentale. All’interno di questo album sono da ricordare Stagioni, dedicata alla figura di Ernesto “Che” Guevara; Addio, critica esplicita alla società contemporanea; Don Chisciotte, cantata insieme al chitarrista Juan Carlos “Flaco” Biondini ed E un giorno, una lettera alla figlia Teresa. Il brano Ho ancora la forza è scritto a quattro mani con Luciano Ligabue e vince la Targa Tenco.

L’album successivo, Ritratti (2004), è caratterizzato da emozionanti quadri metaforici che ritraggono ed evocano uomini entrati nella grande storia per volontà propria o loro malgrado: Ulisse (Odỳsseus), Ernesto “Che” Guevara (Canzone per il Che), Cristoforo Colombo (Colombo), Carlo Giuliani (Piazza Alimonda).

Nel 2005 è la volta di Anfiteatro Live, il concerto registrato l’anno precedente nell’anfiteatro di Cagliari. Il doppio CD è accompagnato da un DVD che ripropone integralmente il medesimo concerto.

Nel 2006 vede la luce la raccolta celebrativa di 40 anni di carriera: The Platinum Collection contiene 47 grandi classici della discografia gucciniana.

Nel 2010, Storia di altre storie raccoglie in un doppio album 30 tra i più grandi successi di Francesco Guccini e l’inedito Nella Giungla (brano scritto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla liberazione di Ingrid Bétancourt rapita dalle FARC nel 2002).

Nel 2012, a quasi 9 anni di distanza dal precedente Ritratti, viene pubblicato l’ultimo album in studio di Francesco Guccini: L’Ultima Thule. Con queste canzoni (tra le altre, Canzone di notte n.4, L’Ultima volta, Il testamento di un pagliaccio) incise a Pàvana nel Mulino dei nonni, Francesco Guccini dichiara di volersi congedare dalla sua professione di cantautore.

Nel marzo 2013 il dvd La mia Thule documenta in un film, attraverso immagini e interviste inedite a Guccini e alla band, al lavoro presso il Mulino di Chicòn, a Pàvana, i momenti salienti che hanno caratterizzato le varie fasi della registrazione dell’ultimo disco. La mia Thule è risultato il sesto DVD musicale più venduto in Italia nel 2013 (classifica FIMI).

Nel 2015 Guccini ritorna a cantare come ospite nella canzone Le storie che non conosci, di Samuele Bersani e Pacifico:  quanto ricavato dalla vendita del brano viene interamente devoluto in beneficenza alla Fondazione Lia, per finanziare, a Bologna, laboratori di lettura per bambini non vedenti o ipovedenti.

Sempre nel 2015, il Club Tenco decide di dedicare al cantautore modenese la storica rassegna che si svolge, ogni anno, a Sanremo.

Il 27 novembre 2015 esce una nuova raccolta di 10 CD (Studio, Live Acustico, Live, Collaborazioni e rarità) intitolata Se io avessi previsto tutto questo. Gli amici, la strada, le canzoni. In allegato, per la prima volta un libro corredato di foto inedite, all’interno del quale Guccini, raccontandosi in prima persona, commenta le proprie canzoni.

Nel novembre del 2017 viene pubblicato L’ostaria delle dame, cofanetto contenente le registrazioni live di tre concerti del cantautore (23 gennaio 1982, 14 gennaio 1984, 19 gennaio 1985) presso la “mitica” Osteria delle Dame, storico locale di Bologna di cui Francesco fu co-fondatore, assieme al frate domenicano Padre Michele Casali.

Nello stesso periodo, Francesco Guccini affida alla voce di Enzo Iacchetti e alla musica di Juan Carlos Flaco Biondini un testo politicamente scomodo, Migranti.

Nell’estate del 2018, sollecitato dai colleghi incide, per Morgan, un paio di versi della canzone Cantautore e per Roberto Vecchioni una strofa della canzone Ti insegnerò a volare, brano dedicato all’ex campione di Formula 1 Alex Zanardi.

Nel 2019 pubblica “Tralummescuro” e, nel mese di maggio, viene inserito tra i cinque libri finalisti al Premio Campiello.