Album Concerto


IL DISCO

Album Concerto è il nono album pubblicato da Francesco Guccini nel 1979.

Registrato dal vivo nel novembre 1979 al Kiwi di Piumazzo e al Club 77 di Pavana da Umbi Studio Mobile, la titolarità dell’album dal vivo è condivisa con I Nomadi.

Tutte le canzoni sono di Francesco Guccini, la cui paternità di alcuni brani non era stata ancora riconosciuta ai tempi dell’uscita di questo live.

Con Francesco Guccini (chitarra e voce), hanno suonato Juan Carlos «Flaco» Biondini e Marco «Jimmy» Villotti (chitarre) e «I Nomadi»: Augusto Daolio (voce), Beppe Carletti (tastiere), Chris Dennis (violino e chitarre), Paolo Lancellotti (batteria), Umberto Maggi (basso).

Produzione di Pier Farri per Francesco Guccini e di Dodo Veroli per «I Nomadi».

Il coordinamento artistico è di Renzo Fantini. Masterizzato da Marcello Spiridioni, mixato da Giulio Bramonti, Dodo Veroli e Bruno Tibaldi.

La foto di copertina è di Michele di Lernia.

Copertina degli spartiti di “Album Concerto”

 

L’album è stato distribuito da EMI Italia in formato LP, MC e CD.

Edizioni Musicali La Voce del Padrone ha pubblicato gli spartiti di Album Concerto.

 

«Ci siamo ritrovati insieme e abbiamo cominciato a parlare di quello che facevamo, di quello che abbiamo fatto, e ci siamo accorti che tante canzoni fatte tanti anni fa erano ancora, o almeno spero, per noi molto attuali, e quindi ci siamo detti: perché non rifarle?» Francesco Guccini

 

 

CURIOSITA’

 

Canzone per un’amica, Atomica, Noi non ci saremo, Canzone del bambino nel vento e Statale 17 erano già incluse nell’album Folk beat n. 1.

Peraltro tre di queste canzoni apparivano in quell’album con un titolo diverso: Canzone per un’amica come In morte di S.F., Atomica come L’atomica cinese e Canzone del bambino nel vento come Auschwitz.

Primavera di Praga, invece, era inclusa nell’album Due anni dopo.

Per fare un uomo, Dio è morto e Noi non erano mai state incise da Guccini.

 

 

Sotto la regia di Silvano Agosti, il concerto divenne anche un mediometraggio con il titolo Francesco Guccini e i Nomadi: un incontro. Dopo essere stato distribuito nei circuiti cinematografici off, venne ripreso dalla RAI e mandato in onda tre anni dopo, nel 1982.

Nonostante le canzoni siano le stesse incluse nell’album, il video differisce da esso per il fatto che i brani compaiono in un differente ordine, oltre che per l’integrale omissione dei dialoghi.

 

 

 

 

La registrazione è in vendita su DVD presso i concerti dei Nomadi dal 19 giugno 2010, ma nel 2011, la EMI ha pubblicato un cofanetto comprendente sia il disco sia il DVD del concerto.

 

RECENSIONI

Da “Boy” del 5 marzo 1980 di Laura Reggiani:

Foto tratta dalla rivista “Boy” (1980)

Guccini e i Nomadi, 14 anni dopo. Tanti ne sono passati infatti, dal primo, casuale incontro tra il cantautore e il gruppo modenese. «Noi eravamo già un gruppo anche se di quello originario siamo rimasti oggi solo io e Beppe (Carletti)», racconta Augusto Daolio, cantante dei Nomadi, «suonavamo e avevamo già inciso un disco “Come potete giudicar”. Uno che lavorava alla sala d’incisione ci parlò di un giovane, a Bologna, che faceva dei testi insoliti e interessanti. Quel giovane era Francesco. L’intesa, poi, venne da sé, Noi eravamo proprio alla ricerca di testi di un certo tipo, che ci permettessero di fare un discorso musicale, diciamo di qualità. Con Francesco capimmo subito di avere trovato il senso della nostra voce di musicisti. Lui, del resto, era contrario a quei tempi a rendere pubblica la sua immagine di cantautore. La collaborazione avvenne così, suggellata molto spontaneamente anche da una certa affinità di origine. Noi eravamo di Modena e Guccini proveniva da Modena, chiamata a quel tempo, per i suoi fermenti musicali, la Liverpool italiana.» Oggi, un po’ per ricordare, un po’ per novità, Francesco e i Nomadi si sono ritrovati su un palcoscenico per fare un disco. «Non volevamo fare il solito disco celebrativo, ma c’interessava riproporre pezzi vecchi che però hanno ancora e forse più di prima una certa validità. Atomica, per esempio, allora fu una preveggenza, oggi è una realtà. Volevamo, insomma, fare un disco live, che coinvolgesse il pubblico e non fosse una serie di vecchi brani riuniti insieme in sala d’incisione».

 

E’ per questa ragione che sono nate le due serate?

«Sì. Una è stata una specie di prova generale davanti a una cinquantina di persone a Pavana, dove vive Francesco. L’altra, di fronte a un pubblico vero, al Kiwi di Modena. Era necessario per noi l’apporto fisico della gente, in modo da stimolare i nostri li velli emozionali. Doveva sentirsi, al di là delle canzoni, l’amore per tutti gli anni passati e la validità con tutto il buono e il cattivo che comportano tanti anni di storia comune alle spalle. Diciamo che abbiamo spolverato una vecchia fotografia, non l’abbiamo rifatta».

 

Pensate ora di allargare questa esperienza in una tournée vera e propria con Guccini?

«Noi lo speriamo. Non ne abbiamo ancora parlato, ma ci sembra una conseguenza logica. Mi sembra importante allargare il discorso a tutti gli amici che abbiamo in Italia e non circoscriverlo, con un po’ d’egoismo, a Modena e dintorni, dove giochiamo un po’ in casa. Lo spazio c’è e noi siamo disposti. Francesco ha dei problemi perché vuole lavorare il meno possibile e soprattutto distaccarsi poco da Pavana, ma pensiamo che dopo l’ inverno, per la prossima estate, il discorso si possa affrontare».

 

A parte voi, cosa ne pensate di questa nuova formula, del resto vincente, cantautore più gruppo musicale?

«In linea di massima è giusto. Per qualche cantautore può darsi ci sia la necessità di dare una rinfrescata alla sua facciata in questo modo, ma io penso che in realtà non sia più tempo di presentarsi davanti al pubblico solo con la chitarra. Tranne eccezioni, come può essere proprio Guccini che catalizza la gente con la sua presenza. Ma è un fatto atipico. La canzone d’autore ha bisogno di un supporto, musicale».

 

Vi siete mai chiesti, per caso, cosa sarebbero stati i Nomadi senza Guccini?

«Quando abbiamo iniziato, nel 1965, subivamo come tutti le influenze dei gruppi americani, seguivamo comunque questo stesso modo di esprimerci e il nostro primo disco, quel “Come potete giudicar”, lo conferma. Per quei tempi era qualcosa di anomalo. Quindi, se non avessimo incontrato Francesco ne avremmo probabilmente incontrato un altro simile a lui. Voglio dire che da parte nostra c’era la predisposizione a cercare qualcuno che collaborasse con noi in quel modo. Certo, è bene che sia andata così.»

 

Foto tratta dalla rivista “Boy” (1980)

Siete partiti in tanti alla fine degli anni sessanta. Qualcuno si è commercializzato, molti si sono persi per strada. Voi avete sempre seguito un vostro discorso che non vi ha mai portato al grosso successo discografico. Rimpiangete mai questo tipo di scelta?

«Sembrerà retorico, ma penso proprio di no. Abbiamo visto come si paga il successo, troppo. Il grande successo è un’arma a doppio taglio. lo ricordo che i gruppi che sono partiti con noi, in massima parte hanno fatto un boom strepitoso all’inizio ma non sono rimasti. Noi sì. Forse è meglio in questa storia di vita, che ognuno di noi si scrive ogni giorno, aver scritto un paio di righe, che niente. Se no, è solo triste.»

 

Progetti?

«Non ne facciamo mai a lunga scadenza. Suonare come sempre, questo è sicuro. E poi, si spera, la tournée con Guccini. Tra l’altro, in televisione dovrebbe presto apparire anche un filmato del concerto dal vivo, da cui è stato tratto il disco».

 

Come spiegate che i ragazzini che vanno in discoteca e amano la disco-music siano gli stessi che affollano i palalido per sentire Guccini o Vecchioni?

«Anche noi a 15 anni andavamo a ballare, c’era il twist e nell’aria avvertivamo eventi importanti che stavano per succedere, c’era il Vietnam, Dylan, il rock. Oggi i ragazzi credo non abbiano molti stimoli tranne l’acquisto e il consumo. Io credo, molto ingenuamente forse, che la stupidità, l’ignoranza siano momenti che servono a vanificare, ma non una condizione di vita. I giovani, inconsciamente forse, si sottraggono ad essa, cercando di sentirsi diversi. Per questo vengono a sentire “La locomotiva”. Testi come questo o “Canzone per un’amica” sono un’alternativa a una canzone di Donna Summer».

 

I TESTI – LATO A

 

Lunga e diritta correva la strada, l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata vicino lui sorrideva, vicino lui sorrideva...

Forte la mano teneva il volante, forte il motore cantava,
non lo sapevi che c'era la morte quel giorno che ti aspettava, quel giorno che ti aspettava...

Non lo sapevi che c'era la morte, quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano, venga e ci prenda per mano...

Non lo sapevi, ma cosa hai sentito quando la strada è impazzita,
quando la macchina è uscita di lato e sopra un'altra è finita, e sopra un'altra è finita...

Non lo sapevi, ma cosa hai pensato quando lo schianto ti ha uccisa,
quando anche il cielo di sopra è crollato, quando la vita è fuggita, quando la vita è fuggita...

Dopo il silenzio soltanto è regnato tra le lamiere contorte:
sull'autostrada cercavi la vita, ma ti ha incontrato la morte, ma ti ha incontrato la morte...

Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire...

Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi...

Si è levata dai deserti in Mongolia occidentale
una nuvola di morte, una nuvola spettrale che va, che va, che va...
Sopra i campi della Cina, sopra il tempio e la risaia,
oltrepassa il Fiume Giallo, oltrepassa la muraglia e va, e va, e va...

Sopra il bufalo che rumina, su una civiltà di secoli,
sopra le bandiere rosse, sui ritratti dei profeti,
sui ritratti dei signori
sopra le tombe impassibili degli antichi imperatori...

Sta coprendo un continente, sta correndo verso il mare,
copre il cielo fino al punto dove l' occhio può guardare e va, e va, e va...
Sopra il volo dei gabbiani che precipitano in acqua,
sopra i pesci che galleggiano e ricoprono la spiaggia e va, e va, e va...

Alzan gli occhi i pescatori verso un cielo così livido,
le onde sembra che si fermino, non si sente che il silenzio
e le reti sono piene
di cadaveri d'argento...

Poi le nuvole si rompono e la pioggia lenta cade
sopra i tetti delle case, tra le pietre delle strade,
sopra gli alberi che muoiono, sopra i campi che si seccano,
sopra i cuccioli degli uomini, sulle mandrie che la bevono,
sulle spiagge abbandonate una pioggia che è veleno
e che uccide lentamente, pioggia senza arcobaleno
che va, che va, che va, che va, che va!

Vedremo soltanto una sfera di fuoco,
più grande del sole, più vasta del mondo;
nemmeno un grido risuonerà e solo il silenzio come un sudario si stenderà
fra il cielo e la terra, per mille secoli almeno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

Poi per un anno la pioggia cadrà giù dal cielo
e i fiumi correranno la terra di nuovo
verso gli oceani scorreranno e ancora le spiagge risuoneranno delle onde
e in alto nel cielo splenderà l'arcobaleno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

E catene di monti coperte di nevi
saranno confine a foreste di abeti:
mai mano d' uomo le toccherà, e ancora le spiagge risuoneranno delle onde
e in alto, lontano, ritornerà il sereno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

E il vento d'estate che viene dal mare
intonerà un canto fra mille rovine,
fra le macerie delle città, fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà,
fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

E dai boschi e dal mare ritorna la vita,
e ancora la terra sarà popolata;
fra notti e giorni il sole farà le mille stagioni e ancora il mondo percorrerà
gli spazi di sempre per mille secoli almeno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo,
ma noi non ci saremo...

E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
la morte e la vita non cambiano mai:
l' inverno è tornato, l' estate è finita,
la morte e la vita rimangono uguali,
la morte e la vita rimangono uguali...

Per fare un uomo ci voglion vent'anni,
per fare un bimbo un' ora d'amore,
per una vita migliaia di ore,
per il dolore è abbastanza un minuto,
per il dolore è abbastanza un minuto...

E verrà il tempo di dire parole
quando la vita una vita darà
e verrà il tempo di fare l' amore
quando l' inverno più a nord se ne andrà,
quando l' inverno più a nord se ne andrà...

Poi andremo via come fanno gli uccelli
che dove vanno nessuno lo sa,
ma verrà un tempo e quel cielo vedremo
quando l' inverno dal nord tornerà,
quando l' inverno dal nord tornerà...

E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
la morte e la vita non cambiano mai:
l' estate è passata, l' inverno è alle porte,
la vita e la morte rimangono uguali,
la vita e la morte rimangono uguali...

Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita,
come ogni giorno la notte arrivava,
frasi consuete sui muri di Praga,
ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce...

Son come falchi quei carri appostati,
corron parole sui visi arrossati,
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga.
Quando la piazza fermò la sua vita,
sudava sangue la folla ferita,
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo,
quando ciascuno ebbe tinta la mano,
quando quel fumo si sparse lontano,
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
all'orizzonte del cielo di Praga...

Dimmi chi sono quegli uomini lenti
coi pugni stretti e con l'odio fra i denti,
dimmi chi sono quegli uomini stanchi
di chinar la testa e di tirare avanti,
dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,

dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga...

I TESTI – LATO B

 

Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,
essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà
e un dio che è morto,
ai bordi delle strade dio è morto,
nelle auto prese a rate dio è morto,
nei miti dell' estate dio è morto...

Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell' eroe
perchè è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,
una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto,
nei campi di sterminio dio è morto,
coi miti della razza dio è morto
con gli odi di partito dio è morto...

Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi,
perchè noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto...

Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino,
passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....

Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...

Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...

Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...

Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...

Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...

Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...

Quando i cieli diventano più scuri e in bocca hai solo rabbia
e piove solo sabbia per le strade e sui muri
c'è bisogno di gente molto forte per fare assieme il viaggio
che inizia non sai dove e passa cento porte.

Noi che lasciamo tutto,
noi per volare in alto,
noi per cercare una città

dove i cieli non sono così scuri e le strade hanno suoni
e vedi sogni e immagini nelle strade e sui muri.

Quando i cieli diventano più scuri e in bocca hai solo rabbia
e piove solo sabbia nelle strade e sui muri
c'è bisogno di gente molto forte per fare assieme il viaggio
che inizia non sai dove e passa cento porte.

Noi che lasciamo tutto,
noi per volare in alto,
noi per cercare una città

che non ha tempo, ma solo prati verdi e il cielo a vibrazioni
e la pioggia a canzoni esiste solo... nana nanana
esiste solo... nana nanana
esiste solo... nana nanana
esiste solo... nana nanana
esiste solo...

Statale 17, il sole cade a picco,
tre giorni sulla strada, nessuno che mi carichi, nessuno che si fermi
mentre tu chissà se aspetti me,
mentre qui l'asfalto che si scioglie brucia i tacchi alle mie scarpe:
sono a terra, senza un soldo, chissà mai se arriverò da te...

Statale 17, com'è lunga da far tutta,
romba svelto l'autotreno, questo cielo ancor sereno sembra esplodere d'estate
mentre tu chissà se pensi a me,
mentre qui mi sento solo al mondo senza un cane che mi cerchi:
son sudato e sono sporco, chissà mai se arriverò da te...

Statale 17, sembri esplodere di sole,
Statale 17, alzo il dito inutilmente,
Statale 17, lungo nastro di catrame:
la gente bene dorme, sei deserta all'orizzonte
a quest'ora non c'è un cane che mi voglia prender su...

Statale 17, sei triste nella sera,
non alzo più la mano, cammino piano piano sulla strada ormai deserta
mentre tu chissà se aspetti ancora,
mentre qui la strada che si sperde sembra un letto di cemento:
sono mortalmente stanco chissà mai se arriverò da te...